Una foresta senza leoni: un regno senza re.

Il ritmo di diminuzione dei leoni in Africa è così alto che rischiamo di non poter più ascoltare il loro ruggito in Natura.

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Una foresta senza leoni: un regno senza re.

I LEONI AFRICANI: UNA SPECIE SEMPRE PIÙ A RISCHIO

Scienziati e ambientalisti da più di 10 anni hanno lanciato il grido di allarme per la diminuzione in natura dei Leoni africani (Panthera leo)ma il loro dire è stato sopraffatto dagli annunci per l’estinzione di Elefanti e Tigri e battaglie economicamente più importanti portate avanti a favore di Balene e Panda maggiori. 

Oggi l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) stima circa 30.000 leoni diffusi in Africa sud-sahariana in habitat che vanno dalla più nota savana fino alle montagne (ci sono leoni in Etiopia che vivono a 4200 m di altitudine). Mancano però nei deserti e nelle foreste pluviali: non sono loro i re della foresta!

PERCHÈ IL LEONE È CHIAMATO “RE”?

Il leone ha guadagnato il titolo di sovrano per la sua caratteristica di grande predatore. Ma sicuramente ha influito:

  • l’aspetto del maschio con la sua folta criniera che richiama una splendente corona
  • il vivere in branchi con una marcata gerarchia maschile, in assoluta dissonanza rispetto a tutti gli altri felini selvatici che si concedono solo un’aggregazione familiare tra madre e cuccioli.

Alla corte del re sono ammessi 1 o 2 maschi, spesso fratelli e compagni di scorribande giovanili in cerca di femmine con cui mettere su famiglia. Per conquistare le femmine i giovani maschi devono spodestare i leoni capo-branco, uccidere i piccoli e insediarsi con la forza, come dei guerrieri. Il maschio dominante resta tale per circa 2-4 anni, prima di subire la stessa sorte per arrivo dei nuovi giovani.

Una foresta senza leoni: un regno senza re.
Una foresta senza leoni: un regno senza re.

E LE LEONESSE, CHE RUOLO HANNO NEL BRANCO?

Alle femmine il compito di tenere coeso il branco: alleate nella crescita dei piccoli sono spesso sorelle o imparentate tra loro. Difendono con estremo coraggio l’invasione dei nuovi maschi, cercando di proteggere i cuccioli dall’infanticidio.

I leoni sono animali sociali, capaci di una complessa comunicazione che non passa solo attraverso il suono conosciuto del ruggito ma si compone anche di:

  • odori, come quello acre delle urine con cui marcano il territorio
  • segnali visivi, come i graffi su tronchi
  • segnali tattili, come lo strusciarsi l’uno contro l’altro per rafforzare il legame all’interno del branco

SARABI E MUFASA, I LEONI DEL GZP

Al GZP è possibile osservare Sarabi e Mufasa che si coccolano proprio strusciandosi l’uno contro l’altro, ignari degli sguardi dei visitatori. Fanno coppia da circa un anno, da quando Mufasa è arrivato qui dopo una travagliata storia di recupero da un parco per divertimenti in Lituania. Sarabi invece proviene da uno zoo danese e ha accolto con entusiasmo il suo nuovo compagno. Amati dai grandi e piccoli, sono fantastici portavoce di un conflitto in atto in Africa tra gli uomini e i maestosi felini.

Una foresta senza leoni: un regno senza re.
Una foresta senza leoni: un regno senza re.

IL CONFLITTO TRA UOMINI E LEONI

I leoni sono uccisi dalle popolazioni locali quando si avvicinano troppo ai villaggi e al bestiame domestico, ma sono anche vittime della caccia da trofeo.

Quest’ultimo aspetto della gestione della popolazione dei leoni è al centro di una accesa discussione tra gli esperti di conservazione.

In alcuni Paesi africani infatti il turismo dei trofeisti permette il mantenimento economico delle riserve e offre quindi la possibilità di tutelare un gran numero di specie, compresi i leoni.

In altri Paesi è, invece, causa diretta della diminuzione dei leoni poiché la mala gestione determina un eccessivo sfruttamento per la caccia tanto da essere insostenibile.

Mentre si discute su quali siano le azioni da mettere in campo per salvare i leoni dall’estinzione, il regno rischia di restare senza il suo re: è ora di raccogliere il grido di allarme di chi aveva visto lontano e fare di tutto perché il ruggito possa ancora echeggiare in natura e non solo in un Parco protetto.